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giovedì 13 marzo 2014

Concilio di Nicea (325 dC) – Origini del Cristianesimo


Non è possibile comprendere la storia del cristianesimo se non si comprende il significato, la portata 
storica del Concilio di Nicea. 

Perché si tenne il Concilio di Nicea ?
La situazione politica dell’impero e le mire egemoniche dell’imperatore Costantino, di creare un 
solo impero con una sola religione rischiavano di naufragare a causa delle troppe divisioni 
teologiche all’interno del mondo cristiano. Il cristianesimo aveva avuto ormai il sopravvento sulla 
religione pagana dell’Impero nonostante le persecuzioni. Costantino fu molto lungimirante nel 
comprenderlo e nell’anticipare le sue mosse. Ma si rendeva necessario uniformare teologicamente il 
mondo cristiano e in questo si sbagliava. Il cristianesimo di allora era una religione fondata sulla 
libertà, le varie correnti di pensiero potevano dividerla sul piano teologico, ma questo non costituiva 
un motivo, per nessuna delle sue correnti, di venire relegato dentro angusti confini ideologici e 
sociali: coloro che avevano lottato per la fede fino al martirio non sarebbero stati disposti, pur di 
compiacere qualcuno, a modificare i propri ideali di libertà. 

Si indice un concilio. 
Lo scopo dichiarato fu quello di rimuovere le divergenze teologiche nel seno del cristianesimo, 
divergenze che creavano delle fazioni, soprattutto quelle riguardanti l’aspetto della doppia natura di 
Gesù Cristo. Costantino, però, aveva ben altro in agenda e questo i cosiddetti “padri conciliari” lo 
avrebbero scoperto troppo tardi. 

Chi indice il Concilio di Nicea? 
Fu indubbiamente Costantino. Egli invitò 1.800 vescovi di cui 1000 dell’area Orientale e 800 di 
quella Occidentale. 
Perché fu Costantino a volere questo concilio? La situazione, come già accennato, non era tale, 
sotto l’aspetto teologico, da ritenere che qualcuno o qualche chiesa particolare godesse di un 
prestigio e di un’autorità sufficiente per poter proporre un’adunanza generale per dirimere certe 
questioni. Ciò che mancava infatti era un organo giuridico “super partes” e rappresentativo delle 
varie anime del cristianesimo, sufficientemente autorevole da essere riconosciuto dalle comunità 
cristiane delle diverse aree geografiche. Le divisioni teologiche persistevano, ma mancavano gli 
strumenti per potersi fermare a fare “il punto della situazione”. Il cristianesimo continuava a 
diffondersi rapidamente perché, di fatto, ognuno riteneva più importante la predicazione del 
Kerigma, del “fatto storico” riguardo a Gesù e al suo messaggio, della speculazione teologica e/o 
dottrinale. Una cosa forse poco comprensibile ai nostri tempi, tempi in cui le divisioni 
denominazionali sono soprattutto di natura teologica. 
Ma per Costantino, e per la sua politica, questa situazione costituiva un problema, giacché fu lui 
stesso a indire un Concilio, invitando 1.800 vescovi da tutti i territori del suo impero. 
Probabilmente, rimase sorpreso e forse anche contrariato dal fatto che soltanto in 250/300 (il 
numero è incerto) accettarono il suo invito. Un fatto, questo, che merita un po’ di riflessione. 

Perché soltanto una minoranza di vescovi dell’impero accettò l’invito dell’imperatore? ccorre dire che c’è chi afferma che fossero più di 300 e finì per affermarsi il numero di 318 
vescovi, ma “a posteriori”, e perché alcuni videro nel numero 318 alcuni curiosi simboli sui quali 
non ci soffermeremo. 
Eppure i vescovi viaggiavano a spese dell’impero, con vitto e alloggio sempre a carico dello Stato, 
accolti e serviti come principi, con tutti i riguardi. Costantino ci teneva a “fare colpo” e ci riuscì, 
almeno in parte, su coloro presero parte all’assemblea conciliare. Le sessioni del concilio si tennero 
in un’aula sontuosissima al punto da far ritenere ad alcuni convenuti di trovarsi nell’anticamera del 
Paradiso. 

La maggioranza degli invitati declinò l’invito e questo dato è significativo. Si può ritenere con un 
sobrio realismo che la maggioranza dei vescovi aveva fiutato un possibile tranello da parte di 
Costantino e i fatti dettero loro ragione, come vedremo. 
E’ possibile immaginare i sentimenti di stupore derivanti dalla vista di tanto sfarzo da parte di chi 
aveva conosciuto la persecuzione da parte dell’impero ed ora si vedeva circondato di onori e di 
fasto oltre che, in prospettiva, di possibilità di guadagnarsi un posto di rilievo nella società e nella 
propria chiesa. 

Le decisioni del Concilio di Nicea. 
1.Su proposta di Eusebio di Cesarea si arrivò a una dichiarazione di fede, che ricevette il nome di 
Simbolo niceno o credo niceno. Il simbolo, che rappresenta ancora oggi un punto centrale delle 
celebrazioni cristiane, stabilì esplicitamente la dottrina dell'homooùsion, cioè della consustanzialità 
del Padre e del Figlio: nega che il Figlio sia creato (genitum, non factum), e che la sua esistenza sia 
posteriore al Padre (ante omnia saecula). In questo modo, l'arianesimo viene negato in tutti i suoi 
aspetti. Inoltre, viene ribadita l'incarnazione, morte e resurrezione di Cristo, in contrasto alle 
dottrine gnostiche che arrivavano a negare la crocifissione. 
2.Venne dichiarata ufficialmente la nascita virginale di Gesù, definita nel simbolo niceno: Gesù 
nacque da Maria Vergine. In realtà la nascita verginale di Gesù era già affermata nel vangelo di 
Matteo, pertanto nel simbolo niceno essa venne solo ribadita. 
3. fu condannata come eretica la dottrina cristologica elaborata da Ario (arianesimo), che sosteneva 
che Gesù non avesse natura divina come il Padre. 

Altre decisioni erano di carattere non solo dottrinale ma anche disciplinare, e riguardavano la 
posizione da tenere rispetto agli eretici e a coloro che avevano rinnegato il cristianesimo, e cioè: 
1. furono dichiarate eretiche le dottrine del vescovo Melezio di Licopoli. 
2. furono stabilite delle regole sul battesimo degli eretici. 
3. si presero delle decisioni su coloro che avevano rinnegato il cristianesimo durante la 
persecuzione di Licinio, cioè i cosiddetti lapsi. 

L'imperatore fece trasmettere le decisioni del concilio a tutti i vescovi cristiani esortandoli ad 
accettarle, sotto la minaccia dell'esilio. 

Alla fine del concilio vennero stabiliti i seguenti canoni (cioè, "regole"): 
1. proibizione dell'auto-castrazione; (vedi Origene) 
2. definizione di un termine minimo per la ammissione dei neo-catecumeni nella Chiesa; 
3. proibizione della presenza di donne nella casa di un chierico (le cosiddette virgines (o mulieres) 
4. ordinazione di un vescovo in presenza di almeno tre vescovi della provincia, subordinata alla 
conferma da parte del vescovo metropolita; 
5. sugli scomunicati, e sull'obbligo di tenere almeno due sinodi all'anno in ciascuna provincia; 
6. preminenza dei Vescovi di Roma e Alessandria; 
7. riconoscimento di particolare onore per il vescovo di Gerusalemme; 
8. riconoscimento dei Novaziani; –14. provvedimento di clemenza verso coloro che hanno rinnegato il Cristianesimo durante la 
persecuzione di Licinio; 
1516. proibizione di trasferimento di presbiteri e vescovi dalle loro città; 
17. proibizione dell'usura fra i chierici; 
18. precedenza di vescovi e presbiteri sui diaconi nel ricevere l'Eucaristia; 
19. dichiarazione dell'invalidità del battesimo ordinato da Paolo di Samosata (vedi eresia 
adozionista); dichiarazione che le donne diacono sono da considerarsi come i laici; 
20. proibizione di inginocchiarsi durante la liturgia della domenica e nei giorni pasquali, fino alla 
Pentecoste. 
Altre decisioni riguardavano la celebrazione di ricorrenze festive come la Pasqua e il giorno di festa 
settimanale, il “dies solis”, ovvero, la Domenica in sostituzione del Sabato ebraico-cristiano. 

Il 25 luglio 325 il Concilio si concluse e i Padri convenuti celebrarono il ventesimo anniversario di 
regno dell'imperatore. Nel suo discorso conclusivo, Costantino confermò la sua preoccupazione per 
le controversie cristologiche e sottolineò la sua volontà che la Chiesa vivesse in armonia e pace. In 
una lettera fatta circolare nella prima festa della Pasqua, annunciò la raggiunta unità di fatto 
dell'intera Chiesa. 

Gli effetti del Concilio di Nicea: Inizio del cesaropapismo. 
Gli effetti del concilio di Nicea furono significativi. Per la prima volta, rappresentanti di molte 
chiese dell’impero furono concordi su un tema di dottrina, pena esilio. 
Sempre per la prima volta, l'Imperatore (che non era ancora cristiano) svolse un ruolo attivo, 
convocando insieme i vescovi sotto la sua autorità e usando il potere dello Stato per dar seguito alle 
disposizioni conciliari (compreso il rendere esecutive le condanne all'esilio e simili). Questo fu 
l'inizio del cosiddetto cesaropapismo: un coinvolgimento di Chiesa e Stato che seguiterà fino ai 
nostri giorni ad essere oggetto di dibattito. Ma il concilio non risolse del tutto i problemi per cui era 
stato convocato. 
Le osservazioni che fa Edward Gibbon del Concilio nella sua monumentale opera Decline and Fall 
of the Roman Empire, dove evidenzia le necessità politiche di mantenimento dell'unità dell'Impero, 
che spinsero Costantino a convocare il concilio: «(...) la dottrina nicena fu ratificata da Costantino, 
e quando l'imperatore affermò risolutamente che chiunque si fosse opposto al giudizio divino del 
concilio avrebbe dovuto prepararsi a prendere immediatamente la via dell'esilio, tacquero i 
mormorii di protesta di una fiacca opposizione, che da diciassette vescovi si ridusse quasi 
istantaneamente a due.» 

Gli effetti del Concilio di Nicea a breve e a lungo termine. 
Il principio del cesaropapismo era ormai passato e bene o male i cosiddetti “padri conciliari” 
dovettero farsene una ragione: la chiesa non era più libera, l’imperatore ne aveva il pieno 
controllo e le decisioni prese diventavano indiscutibili. I vescovi, coscienti o meno, consezienti o 
meno, erano diventati ormai dei funzionari dello stato cosa che comportava dei privilegi, ma che 
riduceva il loro ruolo a dei miseri servi del potere imperiale e non di quel Gesù Cristo che di fatto 
avevano abbandonato per passare sotto il nuovo padrone. 
“La definitiva decisione politico-ecclesiastica nel conflitto ariano venne presa dall'imperatore 
Teodosio il Grande (379-395), che era un occidentale e un niceno convinto. Nel suo editto sulla 
religione "Cunctos populos" ("Tutti i popoli") in verità non si trovavano, in generale, misure 
giuridiche contro ebrei e pagani, in quanto esso ha di mira gli ariani. Soltanto verso la fine del suo 
periodo di governo, nel 392, egli emanò il "divieto generale, non più revocato, di tutti i culti e riti 
sacrificali pagani e cominciò la pena di "laesae maiestatis" per i trasgressori". In questo modo egli 
rese di fatto il cristianesimo religione di Stato, la chiesa cattolica chiesa di Stato e l'eresia 
crimine contro lo Stato. Quanto breve può essere anche la memoria della chiesa: non sono occorsi 
cent'anni per trasformare la chiesa perseguitata in una chiesa persecutrice! Ora il nemico della hiesa è anche il nemico dell'impero e viene punito in maniera adeguata. Nel 385 il predicatore 
laico spagnolo Priscilliano un asceta fanatico, viene giustiziato a Treviri per eresia insieme a sei 
compagni -un brutto segno per i futuri secoli cristiani. Per la prima volta i cristiani uccidono altri 
cristiani per divergenze di fede. Nonostante le proteste di diverse parti ci si sarebbe abituati presto a 
ciò. Già Leone Magno espresse soddisfazione per questo modo di procedere. Anzi, la chiesa 
incominciò a condividere, e addirittura a inasprire con continue distruzioni di templi, le misure 
coercitive dello Stato contro ariani e pagani. Anche alcuni vescovi (eminenti come Giovanni 
Crisostomo) furono attivi in questo senso. La cristianizzazione della vita pubblica venne perseguita 
con coerenza: ora il senato romano abiurava solennemente l'antica fede. Graziano, correggente di 
Teodosio durante i primi anni, abolì il titolo del sommo sacerdote romano "Pontifex Maximus", così 
che esso, a partire dal V° secolo, potrà venire rivendicato, senza tante difficoltà, dal vescovo di 
Roma. . (vedi Hans Kung, “Cristianesimo”). Calarono allora le prime ombre dell’oscuro Medioevo. 

Superfluo aggiungere che prima di questo, a iniziare da Costantino, la chiesa corrotta dal connubio 
con l'Impero, assumeva gradualmente per intero l'organizzazione dello Stato, un'organizzazione così 
efficiente che si mantenne nei secoli e che regge ancora egregiamente, con l'unica pecca di non 
essere di provenienza apostolica ma, più terra-terra, Romana! 

Sul modo in cui andavano le cose la dice lunga l’esperienza di Atanasio le cui tesi vennero 
acclamate al Concilio di Nicea, ma in seguito condannate. Egli venne di volta in volta esiliato (una 
volta per tre anni!) e riabilitato sempre su ordine imperiale e a seconda delle decisioni conciliari. 

Ora certi apologisti e revisionisti del mondo cattolico fanno salti mortali per riscrivere tutto questo 
per far apparire una chiesa pura, quella cattolica, con un sistema dottrinale definito, con un Canone 
del Nuovo Testamento già quasi bello e confezionato, addirittura con un'autorità dipendente, per 
"successione apostolica" da Cristo stesso, fin dai tempi apostolici! 
Tutto questo sarebbe vero solo se Costantino (o Teodosio) si fosse chiamato Gesù Cristo. In realtà 
l’autorità della chiesa era subordinata a quella dell’impero. In un famoso affresco della Basilica di 
S. Silvestro, a Roma, Costantino consegna a papa Silvestro il potere sulla chiesa; ma , leggende e 
falsi storici a parte, è Costantino che detiene il potere sulla chiesa, che ne dispone in senso assoluto, 
e lo stesso sarà per i suoi successori ed oltre. La chiesa è quindi sotto il dominio dell’impero con 
libertà vigilata. La chiesa cattolica, nata da quel fatto storico, ha un bel vantarsi sulla sua presunta 
origine da Cristo e/o da Pietro apostolo per successione apostolica! La verità è meno nobile di 
quello che essa vorrebbe far credere, e tutto ciò che essa vanta, i suoi presunti primati e privilegi, 
sono un’eredità di quell’antico compromesso con l’impero, la sua vantata autorità è figlia di quel 
connubio. 

Conclusione. 
Una minoranza, forse nemmeno 300 dei 1.800 dei vescovi dell’impero, dunque, decise le sorti della 
chiesa. E pochi sono quelli che hanno speso una parola sulla legalità di questo fatto storico. 
La nascita della chiesa cattolica, i revisionisti della quale si danno molto da fare per produrre prove 
per dimostrare l’indimostrabile, cioè che essa risale al tempo apostolico, inizia così con il Concilio 
di Nicea. Essa divenne “chiesa di Stato” con l’imperatore Teodosio. Quella libertà di culto, così 
dolorosamente ottenuta, altrettanto dolorosamente cominciò, da allora, ad essere negata agli altri. 
Seguirono molto presto le persecuzioni dei pagani, quelle degli Ebrei e quelle più orribili e di 
inaudita durata e crudeltà dei cosiddetti “eretici”, cioè di quei cristiani che intendevano vivere in 
pace e adorare Dio secondo coscienza. 
Ti tali eventi che la storia ci tramando non possiamo non considerarci eredi: siamo tutti figli della 
storia ma, si badi bene, non tutti siamo figli di quella chiesa. Chi si sottomette volontariamente 
all’autorità di Cristo rinnega l’autorità della chiesa cattolica, ne rinnega la sua origine pagana, 
imperiale, intollerante e fratricida. Questo nostro sdegno non vuole colpire i nostri fratelli cattolici, uole ammonire soltanto coloro che mascherano di verità la menzogna, che chiamano bene il male e 
male il bene in piena coscienza, portando alla perdizione i semplici e gli ignoranti. 

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